Metti uno struzzo a cena, non come ospite gradito di una riunione tra consimili, bensì come piatto principale. Solo pochi anni fa, parlare di struzzo quale animale commestibile avrebbe fatto ridere i polli (scusate l’ironia:-))). Adesso è diventata la carne alla moda, quella che solo le persone “in” mangiano perche’ contiene pochi grassi e di conseguenza poco colesterolo. In questo ci siamo sicuramente americanizzati, la legge del colesterolo vige negli States da molto tempo, ed un prodotto alimentare non potra’ mai avere successo in quel paese se non riporta la magica scritta ” low cholesterol”. E se i nostri nonni commentavano con un’alzata di spalle i risultati degli analisi che il dottore mostrava, indicanti un sangue troppo grasso,magari addentando una salsiccia, noi stiamo attenti agli spostamenti dei decimali di ogni nostro valore e ci adeguiamo subito alla moda salutistica corrente, in questo caso quella de””lo struzzo è bello”. Cominciata dapprima in sordina, la diffusione dello struzzo ha avuto un’impennata nel corso degli ultimi anni, con allevamenti diffusi in tutta Italia. E noi, che sorridevamo leggendo i fumetti nei quali l’eroe del momento faceva una robusta colazione cucinandosi un uovo di struzzo, ci troviamo a dover saltare il fossato e…mangiarsi direttamente la madre dello stesso uovo. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: che sapore ha questa magrissima e tenerissima carne? Quasi dolciastra, e’ buona cotta alla griglia o arrosto. Regge bene anche le altre cotture ma, in caso di umido o brasato, data la lunga permanenza sul fuoco per lasciarla tenera saremmo costretti ad arricchirla di lardo ed altri grassi, e diventerebbero inutili, allora, i benefici per i quali e’ diventata famosa. Ricordatevi che lo struzzo appartiene alla famiglia delle carni rosse:attenzione alle truffe, quindi, di chi cerca di barattare per struzzo del volgare (si fa per dire) tacchino. Ora poi che questo simpatico animale e’ arrivato alla festa dell’Unita’, non c’e’ che da sperare che eviti un finale nazional-popolare, cosi’ come e’ capitato anni fa all’innocente rughetta, ribattezzata col nome d’arte di rucola!
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