Alla loro prima comparsa sugli scaffali della grande distribuzione, alla fine degli anni  Sessanta, facile pensare che qualcuno li potesse scambiare per tubi di naftalina e, quindi se qualche malcapitato li avesse utilizzati con quello scopo, facile arguire il cambio deciso del guardaroba!

Gcuori di palmarazie ad una sapiente campagna pubblicitaria dal titolo “Cuore di palma, non si dimentica”, seguita immediatamente dalla telenovela “Di palma ce n’è una sola” fu finalmente compreso come dovessero essere utilizzati in cucina. L’idea della cucina orientale impossessò le menti di massaie ardite, che si vedevano obbligate a sperimentare, tra le mura domestiche,  i prodotti provenienti da oltre Oceano. Il risotto ai cuori di palma rappresentò un vero e proprio passaggio obbligato per chi cercava di essere al passo con i tempi. Testato nelle versioni più fantasiose, dal connubio con il germoglio di soia a quello con il mais, si affermò definitivamente nella versione “plain”, con la sola aggiunta di panna da cucina. Il calore del riso, però, metteva tremendamente in risalto l’odore nauseabondo del cuore, obbligando anche i fideisti della palma ad una rapida inversione di tendenza.

palmitoLa seconda giovinezza fu raggiunta grazie  alla grande famiglia delle insalate miste: in estate, ogni buffet che si rispettasse doveva prevedere la presenza di una julienne di cuori di palma, addizionati di verdurine di stagione. L’acme del successo fu raggiunto sul finire degli anni  Ottanta, poi iniziò un lungo declino che, per la gioia dei buongustai, è giunto fino ai nostri giorni, fatto salve le ricette estive delle insalatone!

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