Le cozze possono essere indifferentemente odiate oppure amate: chi le disdegna è perché le immagina colte in acque non propriamente raccomandabili per il bagno di piacere in mare ,chi le apprezza è per il piacere carnoso dato dalla masticazione che libera sapori decisi. Pur con queste problematiche, e avendo dovuto subire a lungo l’inevitabile raffronto con le cugine ostriche, sono sempre riuscite a reggere il duro testa a testa.
Con la versione surgelata hanno perso tutta d’un colpo la credibilità conquistata nel corso degli anni. Mettete da parte il buongustaio, chi le sceglie sembra quasi la coppia di amanti in bolletta, desiderosi di mimare l’amplesso gustativo ottenuto con i frutti di mare di più nobili origini, accompagnando i mitili con un modesto frizzantino al posto dello champagne. I muscoli (altro nome ammesso) sono diventati ben presto alimento adatto a tutte le età, per l’aria festosa e rassicurante fornita nelle versioni “marinara” e “aglio e limone”. Spogliate del rivestimento, infilate in busta sottovuoto e sottoposte al freddo glaciale, ne sono uscite tramortite come un pugile suonato del ring. Il colore arancione acceso si è sbiadito fino a diventare un grigio triste, la consistenza carnosa e succulenta si è trasformata in elastica e filacciosa.
Al riemergere dal letargo glaciale, qualunque forma di rianimazione è sempre risultata vana, tanto da obbligare i cuochi più fantasiosi a coprirle di spezie, verdure e condimenti per cercare di restituirle a nuova vita. Insomma, un prodotto che potrebbe uscire decisamente dal mercato!
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