Oggi è il Carbonara Day, il giorno prescelto per celebrare uno dei piatti più discussi, che vanta decine di tentativi di imitazione, ma che in fondo, forse non ha un’origine vera e certa. Si, capisco che posso stupire, che uno può non crederci, mala carbonara NON E’ una ricetta codificata negli anni.
Allora cerchiamo di analizzare la questione in termini storici: se faccio un lavoro di ricerca, mi affido ai testi, a notizie verbali riportate e poi successivamente provate in riscontri oggettivi, a testimonianze di viventi che ricordano gli accadimenti e ripercorro così lo svolgersi nel tempo di un evento. Trattandosi di una ricetta, se la prima testimonianza scritta è, che so, di Pellegrino Artusi, mi fido a pensare che sia lui il primo ad averla riportata e spero mi racconti nel suo testo, dove l’ha mangiata e chi l’ha proposta.Se vedo che nessuno ne ha scritto prima capisco che è stato il primo a crearla o diffonderla.
Per la carbonara, sfatiamo falsi miti ai quali, sinceramente, ho creduto anche io a lungo nel corso degli anni: non nasce dai carbonari laziali, intensi come tali coloro che producevano carbone perché, secondo questa tesi, un po’ di pecorino, un pezzo di guanciale un uovo erano prodotti a loro disposizione tutti i giorni, le mani sporche creavano quel colore nero poi sostituito dal pepe ed era un piatto semplice ma ricco di calorie, adatto ad un lavoro duro..
Non nasce dagli americani che gestivano la razione K, quella di viveri a loro affidata , dove non mancavano uova, bacon e panna,magari usati a colazione e poi dirottati a condire la pasta.
Non nasce a Riccione nel 1944 dallo chef Gualandi chiamato così a cucinare proprio per i generali americani, che utilizzò per l’appunto la razione .
Nasce in America a Chicago o in Italia grazie a Carnacina e Veronelli? Non è dato sapere la vera ricetta, ammettiamolo una volta per tutte. La tanto vituperata panna è presente in tante ricette fin dagli anni Cinquanta del XX secolo, e quindi quali sono gli ingredienti davvero indispensabili nel farla? Secondo la “tradizione” se davvero esiste romana dovrebbero essere: uova, pecorino romano, guanciale, pepe, ma da lì le versioni che si possono trovare comprendono: bacon o pancetta, cipolla, aglio, prezzemolo, panna appunto, noce moscata. Gualtiero Marchesi la propone con una dose massiccia di quella che lui chiama “crema di latte”.
E poi la pasta: spaghetti come si sono affermati nelle pizzerie oppure pasta corta come mezze maniche o rigatoni? E ancora, ha senso chiamare carbonara le versioni vegane o di mare?Se quella è l’origine forse sì.
Con buona pace di chi scrive “Questa è la versione della carbonara originale!” l’affermazione è sbagliata: ad oggi non si riesce a dare una vera e propria paternità! La carbonara è una e trina, piace perché si modula a proprio piacimento, ognuno ha il suo modo di prepararla. L’importante è godere.
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