La tenda, fatta innalzare da Gheddafi a Villa Pamphili, ha già riscosso i consensi degli amanti del dormire in mezzo alla natura: elegante senza essere snob, comoda e dotata di tutti gli accessori indispensabili, rappresenta forse la maniera giusta di distinguersi tra la folla, in mezzo alla crisi galoppante che ha fatto diventare demodè tante dimore di lusso. Divertente immaginare cosa possa mangiare all’interno di tali spazi la corte di funzionari e amazzoni del colonnello: se seguisse la tradizione culinaria libica, molto influenzata dalla colonizzazione italiana, rischierebbe di trovarsi proposti maccheroni! Nella realtà, molto più logico trovarsi servito un cous cous di carne di montone e verdure, con una zuppa a fare da complemento come la Sharba, dal gusto estremamente speziato, da poter consumare anche con le mani. A completare, non mancano mai a fine pasto i datteri, ma anche fichi e albicocche sono diffusi sulle tavole di tutti i giorni. Al menu, offerto al Quirinale in onore del leader libico, si è scelto di seguire una via di mezzo: pappardelle di funghi, impastate con grano saraceno,piatto scelto in maniera voluta: la materia prima della pasta è  scelta per ricordare come gli italiani chiamavano i libici nel passato; spigola al forno è stato il classico secondo. L’abbinamento per il sommelier è stato impossibile: secondo le leggi del Corano, niente vino ma fresco succo di arancia anche se pare che gli italiani abbiano optato per un più delicato vino bianco..ovviamente molto fruttato!

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