La prima edizione di Appenninia Wine Festival si è tenuta a Vicchio di Mugello lunedì 19 giugno.

A partecipare la quasi totalità delle aziende vinicole del Mugello più quattro realtà ospiti: tre aziende da Modigliana, “stella” dell’ Appennino Romagnolo (Il Teatro, Il Fratello, La casetta dei Frati) e una della montagna lucchese (Cantina Gigli); si parte da Vicchio, dalla Toscana quale centro geografico dell’Appennino, ma l’obiettivo è ben più ampio e ben descritto dal nome della manifestazione.  Appenninia vuole celebrare l’Appennino intero, con l’intento di creare una sorta di sistema trasversale, di incontro e racconto di un territorio che si sviluppa dalla Liguria alla Calabria. E il vino a fare da traino a questo racconto, che narra molti più aspetti legati alla montagna, parla delle comunità che la popolano, parla di sentimenti, di visioni e di futuro. Nient’affatto montagna che separa o divide, bensì occasione per fare squadra, creare comunità locali affiatate e cooperative. E godere di buonissimi prodotti frutto di queste terre, vino, ma non solo. 

Al centro della manifestazione la montagna e i suoi abitanti – custodi, il vino uno degli strumenti per declinare di questo territorio, a torto spesso considerato sfigato.  Ogni volta che sento Appennino descritto come montagna di serie B mi viene in mente We are the champions dei Queen lanciato come B-side del singolo We will rock you. Alla faccia della traccia minore!

E alla faccia della marginalità dell’Appennino, che è spina dorsale morfologica dell’Italia, ma anche elemento portante di una sostenibilità che qui non è un concetto, ma l’unica via praticabile per le attività economiche, ed è quindi un luogo di riscatto etico non da poco. 

L’Appenninia Wine Festival di Vicchio è stata l’occasione per scoprire molte nuove realtà presenti in Mugello e zone premontane limitrofe, ma anche quelle che da tempo operano sul territorio e di cui ancora si parla poco. Poiché  qui siamo distanti dalle strombazzate mediatiche o da certe scorciatoie di promozione commerciale. L’Appennino è la bellezza “selvatica” che avanza, una beltà mai esibita o gridata, perché questa resta una terra spirituale, fatta di luoghi di silenzio, intimità e luoghi di preghiera.  A questa montagna ci si avvicina per una sorta di affinità elettiva e poi ci se ne innamora senza ritorno. Io ci vivo ai piedi di queste montagne tra Mugello e Casentino e ne so qualcosa 🙂

Le aziende, si sono presentate una ad una al Teatro Giotto durante la mattinata, e sono state divise in categorie molto esplicative come segue.

Gli arrivati: ovvero coloro che da tempo sono giunti in queste terre facendone il loro luogo, la loro casa, la loro attività. Persone le cui aziende sono vanto e punto di riferimento sul territorio: Manuela e Paolo Cerrini di Azienda Agricola Il Rio e Michele Lorenzetti, ovvero Terre di Giotto.

I Restati: coloro che nascono in Mugello e qui decidono di restare. Novità,  ma anche tante aziende portabandiera della zona:  Bacco del Monte, I Carri, La Matteraia, Borgo Macereto, Frascole, Canneto III, Fattoria di Cortevecchia, Fattoria Il lago, Fratelli Morolli, L’orto del vicino, Tenuta Baccanella, Terre Alte di Pietramala.  

I Nuovi arrivi: come la neonata realtà di Tatsuhiko Ozaki e le prime barbatelle piantate nel comune di Firenzuola, o l’arrivo di grandi famiglie sul territorio come i Marchesi Frescobaldi, già presenti storicamente nella vicina Pomino e gli Antinori a Tenuta Monteloro. In questo gruppo anche Podere Fortuna, azienda pioniera nel lavoro sul pinot nero in Mugello, inserita tra i nuovi arrivi in seguito alla recente acquisizione da parte della famiglia argentina Lowenstein, a capo di un grande gruppo nel settore dell’hotellerie.

Bravi tutti per l’impegno e l’esempio nel fare squadra; ci sono ampi margini di crescita, ma già si delinea un’identità viticola artigianale appenninica, se cosi vogliamo semplificare, da seguire e incoraggiare.

Credits Appenninia

 

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