Sarà che dopo aver fatto al Teatro Puccini di Firenze “Confessioni di un critico gastronomico” ho cominciato a riflettere sulla professione di critico, ma da allora mi è tornato in mente Anton Ego, il critico di “Ratatouille”, per capire se la sua figura sia estremamente caricaturale o abbia un fondo di verità. Mi viene in mente la professione di insegnante che esercito da quasi trent’anni e la visione che gli alunni hanno della classe insegnante: quello che non fa fare niente è simpatico durante il periodo scolastico, ma dopo riflettendoci, gli alunni non sono così contenti di averlo avuto. Così come quello troppo severo, fa disamorare dello studio ed ottiene l’effetto contrario. E il critico? Deve giudicare con equilibrio, far capire senza indispettire, valutare per far trarre conclusioni, far riflettere su un lavoro che rischia di diventare il solito tran tran. Certo, a stroncare sempre e comunque si ottiene più visibilità, si crea la fama, il timore del critico diventa quasi tangibile, tutto ovviamente dipende su quale testata pubblica per temerlo abbastanza ma insomma..Poi scatta il lato umano, il censore è solo ed odiato da tutti, c’è chi non regge la tensione e quindi cambia professione o si accontenta..Che figura di critico preferite?
Credits film.it
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