Il filo di luce dava una bella atmosfera alla stanza. Filtrava lieve dalla finestra, lasciata accostata, e lei si divertiva ad osservarlo, rannicchiata sotto le coperte. Il mattino senza sveglia aveva un altro sapore, i tempi si rallentavano e questo non le dispiaceva. Certo, un odore di caffè appena fatto avrebbe completato il risveglio ideale, magari accompagnato dal pane tostato, ma non c’era qualcuno che poteva farlo..almeno non quella mattina. Ripensava al periodo delle centrifughe, seguito da quello delle tisane, alternato a quello dei cereali, per capire come, in fondo, bastasse equilibrio e concedersi pane e marmellata non era così deleterio, magari con il burro salato che creava quel contrasto delizioso. Nel campo del cibo non aveva mai trovato compagni all’altezza, le cene che si ricordava gastronomicamente emozionanti erano solo quelle con le amiche..a parte la sera prima. Si mise a sedere sul letto, ancora a piedi nudi e sottoveste arrivò in cucina, e iniziò a preparare il caffè. Ripensava alla cena trascorsa, al luogo, alla compagnia. Mai avrebbe pensato di passare tre ore a discutere di cibo e di vino in maniera emozionante, a volte, tecnica, spesso sentimentale, comunque mai noiosa. Già, lei che si riteneva una buongustaia non aveva mai trovato la poesia nella zampa di vitello alla parmigiana, mai avrebbe pensato ad un piatto di trippa come cibo afrodisiaco e nemmeno le balenava per la testa di mangiare un sedano brasato con gusto e piacere. Ma aveva bisogno di una guida che non facesse il saccente maestrino, il perduto enostrippato, l’etereo gastrofighetto, insomma quelli che avevano un rapporto pornografico con cibo e vino, molta visione poca sostanza. Lei che amava le ostriche, diversamente da tante amiche uggiose e renitenti, scoprì solo la sera prima la maniera di gustarle, con il colpo della lingua sul palato a schiacciare gli umori e avvertire violenta la salinità poi stemperata nella grassezza impertinente. Con lui aveva passato il tempo godendo a parlare, ascoltare, mangiare, vivere ….Il finale la trovò impreparata, una cena che poteva prolungarsi sino al mattino, senza dormire. Spense il fornello, tirò fuori dal frigorifero, il salmone affumicato. Tagliò le fette di pane di segale sottili, le fece arrostire, ci mise sopra la robiola, poi le cipolline fresche, quindi il salmone. Si apparecchiò in salotto e si sedette: aveva FAME! Incredibile essere stata ore a tavola e sentirsi così affamata. Stava per addentare il tutto quando pensò che non poteva andare così: guardò l’orologio, torno in cucina e tolse dal frigo la bottiglia di champagne che teneva fissa, per qualsiasi evenienza. Quella mattina, l’evenienza era arrivata alle 6.37. Le bollisine la riempirono di soddisfazione mentre beveva addentando pane e salmone…
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